1. Ruanda: Un attore chiave nella geopolitica globale
Negli ultimi anni, il Ruanda è divenuto un tassello chiave nella politica internazionale, nonostante le proprie ridotte dimensioni territoriali, demografiche ed economiche. Tuttavia, il successo diplomatico del Ruanda si intreccia con il coinvolgimento diretto di Kigali nel sostegno alle milizie M23, un gruppo armato attivo nel territorio orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), accusato di atti di violenza terroristica funzionali, almeno presumibilmente, agli interessi economici ruandesi. Sebbene ufficialmente condannate da molti attori internazionali, queste operazioni non sembrano compromettere in modo sostanziale i legami strategici tra il Ruanda e i suoi alleati, in primis gli Stati Uniti, che continuano a considerarlo un partner chiave nella regione per il contenimento dell’influenza cinese e russa.
Guidato da Paul Kagame (clicca qui per saperne di più sulla sua figura), il Ruanda ha saputo trasformare la propria posizione geografica e la narrativa del post-genocidio in leve strategiche per stringere una rete di alleanze con alcune delle principali potenze globali, dagli Stati Uniti alla Cina, fino alla Russia. In questo contesto, il Ruanda non solo trae vantaggi economici dal conflitto nei territori congolesi, ma gode anche di una fitta rete di relazioni interstatali che gli garantiscono una certa protezione diplomatica – il che riduce altresì il rischio di sanzioni dirette comminate dalla comunità internazionale. Dietro le azioni del Ruanda si cela dunque un equilibrio geopolitico internazionale, basato sulla prevalenza di ambizioni economiche di larga scala.
2. Ruanda e Stati Uniti: alleanze economiche e implicazioni geopolitiche
Parte del supporto non molto taciturno, talvolta, delle politiche di Kagame da parte di attori geopolitici globali può essere vista come conseguenza della capacità del leader del Ruanda di presentarsi come interlocutore credibile e affidabile agli occhi di Washington. In particolare, il governo di Kagame ha saputo sfruttare la situazione di competizione tra potenze globali a proprio vantaggio, stringendo accordi commerciali internazionali che gli hanno assicurato l’accesso a consistenti finanziamenti in cambio di un apparente allineamento con le strategie geopolitiche degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Più nello specifico, i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Ruanda hanno inizio nel 1962, anno in cui il Paese africano ottenne l’indipendenza da un’amministrazione fiduciaria belga. La cooperazione bilaterale, almeno formalmente, si fonda su pilastri quali il rafforzamento della partecipazione democratica, la tutela dei diritti civili e politici, il potenziamento delle forze di peacekeeping, la promozione della crescita economica e il miglioramento dei servizi sanitari e dell’istruzione di base[2].
Un importante tassello nei rapporti tra i due Paesi si aggiunge poi nel 2020, quando il governo degli Stati Uniti, tramite l’Agenzia USAID, ha firmato con Kigali un accordo di finanziamento del valore di 48.6 milioni di dollari, parte di un più ampio impegno quinquennale da 605 miliardi di franchi ruandesi (circa 643.8 milioni di dollari) destinati a sostenere lo sviluppo del Paese[3]. Nello stesso anno, è stato sottoscritto anche l’Accordo sullo Status delle Forze Armate (SOFA), volto a rafforzare la già consolidata cooperazione militare tra i due Stati. Nel 2023, con un ordine esecutivo del Presidente Biden, gli Stati Uniti hanno ulteriormente intensificato il loro impegno, destinando oltre 200 milioni di dollari in aiuti economici e militari a Kigali, con l’obiettivo dichiarato di consolidare i precedenti accordi[4].
Tuttavia, dietro questa cooperazione apparentemente virtuosa si cela una logica più pragmatica mirata al raggiungimento di obiettivi geopolitici. L’interesse prioritario di Washington, infatti, è legato all’importazione di materie prime, in particolare minerarie, da Kigali. Secondo i dati del database COMTRADE[5] delle Nazioni Unite sul commercio internazionale, nel 2024 le importazioni statunitensi dal Ruanda hanno raggiunto un valore complessivo di 30.96 milioni di dollari, di cui circa 22 milioni riconducibili a materie prime grezze di origine mineraria e agricola:
Importazioni degli Stati Uniti dal Ruanda per anno – dati[6]
Eppure, come denunciato dal rapporto di Global Witness (2025)[7], l’elevata quantità di minerali esportata dal Ruanda, esageratamente sproporzionata rispetto alla propria disponibilità domestica, è prova dello sfruttamento delle miniere del Nord e Sud Kivu da parte di milizie ribelli, quali l’M23. In questo modo, gli stessi finanziamenti statunitensi destinati allo sviluppo del settore estrattivo rischiano paradossalmente di alimentare, seppur indirettamente, le attività terroristiche di gruppi armati responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
3.Ruanda e Cina: diplomazia economica e sfruttamento delle risorse naturali
Il Ruanda e la Repubblica Popolare Cinese hanno avviato relazioni diplomatiche nel 1971 e, da allora, il rapporto di cooperazione politica tra i due Paesi ha registrato una crescita costante ed esponenziale[8]. Nel marzo 2017, il Presidente ruandese Paul Kagame ha effettuato una visita ufficiale in Cina, incontrando il Presidente Xi Jinping. In tale occasione, i due Capi di Stato hanno definito una strategia congiunta per lo sviluppo futuro delle relazioni, anche in funzione della Belt and Road Initiative, il “cappello strategico”[9] attraverso cui Pechino promuove gli investimenti infrastrutturali all’estero, con l’obiettivo di consolidare la propria proiezione geopolitica su scala globale.
Paul Kagame e Xi Jinping a Pechino (2017)[10]
Dal 1971, l’ammontare complessivo delle sovvenzioni cinesi al Ruanda ha raggiunto i 170 milioni di dollari statunitensi[11]. Di questi, circa 115 milioni sono stati stanziati dopo il 2004 e distribuiti su un totale di 39 progetti nel territorio ruandese. Parallelamente, gli scambi commerciali tra i due Paesi hanno registrato una crescita significativa: nel primo semestre del 2011, il volume degli scambi è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo quota 76,4 milioni di dollari[12]. A partire dal 2017, la Cina è divenuta il principale partner commerciale del Ruanda, nonché il più importante appaltatore di progetti infrastrutturali nel Paese. Nello stesso anno, il volume del commercio bilaterale ha toccato i 157 milioni di dollari, con un incremento del 10,56% rispetto all’anno precedente[13].
Nonostante questa cooperazione appaia formalmente orientata allo sviluppo, numerose analisi evidenziano come la Cina adotti strategie riconducibili a forme di debt-trap diplomacy, ovvero una diplomazia del debito finalizzata al consolidamento di un’influenza economica e politica in Paesi in via di sviluppo (in particolare l’Africa)[14]. Secondo tali interpretazioni, Pechino erogherebbe prestiti ingenti a Paesi economicamente fragili, richiedendo come garanzia risorse naturali strategiche o il controllo diretto di infrastrutture chiave. Similmente al caso degli Stati Uniti, anche in questo contesto l’accesso alle risorse naturali e, in special modo, minerarie, sembra configurarsi come uno degli obiettivi centrali della politica cinese nella regione.
A tal riguardo, nel 2023, le esportazioni del Ruanda verso la Cina hanno raggiunto un valore complessivo di 131 milioni di dollari[15]. I principali prodotti esportati includono minerali contenenti niobio, tantalio, vanadio e zirconio (81,6 milioni), altre categorie di minerali (15,3 milioni) e ulteriori minerali grezzi (8,57 milioni)[16]. Si tratta, dunque, di minerali che si trovano in abbondanza nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo[17], aree al centro del conflitto tra le autorità congolesi e i gruppi armati M23. Questo dato rafforza l’ipotesi di un collegamento indiretto tra gli investimenti cinesi e le dinamiche di insicurezza e sfruttamento illegale delle risorse nei territori congolesi.
Inoltre, nonostante la cooperazione tra Ruanda e Cina sia formalmente orientata allo sviluppo, emergono preoccupazioni riguardo le implicazioni sui diritti umani legate alla crescente presenza cinese in Africa. Infatti, come denunciato da Nosmot Gbadamosi[18], giornalista presso la Yale Law School, in diversi Paesi africani aziende cinesi sono state responsabili di pratiche estrattive e lavorative abusive, in particolare nei confronti delle comunità più vulnerabili. Nonostante svariati Paesi del continente dispongano di leggi in materia di protezione dei diritti umani e dei lavoratori, questi ultimi spesso esitano a perseguire le aziende cinesi in modo da salvaguardare i finanziamenti ricevuti da Pechino[19]. Queste dinamiche sollevano interrogativi, dunque, non solo sulla presenza di elevati rischi legati alla sostenibilità dei rapporti sino-africani, ma, anche, sulla possibilità che il Ruanda stesso possa sfruttare questa situazione di mancato rispetto della tutela dei diritti umani a proprio favore nello sfruttamento di risorse provenienti dalle aree di conflitto nella RDC, quali il Nord e Sud Kivu.
4. L’impegno di Magic Amor
In un contesto segnato da una grave emergenza umanitaria, Magic Amor è da oltre 20 anni in prima linea nella promozione di progetti di cooperazione e sviluppo a sostegno delle comunità congolesi colpite dalla violenza e dall’insicurezza alimentare. Il nostro impegno si concentra sulla protezione e sull’assistenza alla popolazione più vulnerabile, con particolare attenzione alle donne e ai bambini, tra le principali vittime del conflitto. Per portare avanti questa missione, operiamo attraverso il nostro centro polivalente a Kimbuta, quartiere alla periferia di Kinshasa, che comprende la scuola primaria e secondaria Rocco Campagna, l’ambulatorio Antonino Nicolosi e l’orfanotrofio Maison des Enfants San Marcello. Grazie alle nostre strutture, abbiamo formato più di 15.000 bambini e fornito cure mediche a oltre 39.600 persone. Oltre a garantire istruzione e assistenza sanitaria, ci dedichiamo con determinazione a ridurre l’impatto della guerra, concentrandoci sulla tutela della salute e del benessere dei più piccoli.
Scopri come Magic Amor trasforma il proprio impegno in azioni concrete e come puoi contribuire alla nostra missione a favore della RDC visitando il nostro sito www.magicamor.org. Unisciti alla nostra grande famiglia per costruire un futuro migliore per chi ne ha più bisogno.
Antonino Enrico Repaci
Risorse:
[1] Foreign Policy Research Institute. (2024). Toward a balanced approach: How should the US engage with an increasingly powerful Rwanda? https://www.fpri.org/article/2024/10/toward-a-balanced-approach-how-should-the-us-engage-with-an-increasingly-powerful-rwanda/
[2] U.S. Department of State. (2024). Rwanda.
[3] MINECOFIN. (2020, April 10). Government and USAID sign commitment of FRW 605 billion to Rwanda’s development efforts. https://www.minecofin.gov.rw/news-detail/government-and-usaid-sign-commitment-of-frw-605-billion-to-rwandas-development-efforts
[4] Wasike, A. (2025, January 28). DR congo: What you need to know about the conflict – DW – 01/28/2025. dw.com. https://www.dw.com/en/dr-congo-what-you-need-to-know-about-the-conflict/a-71437683
[5] Trading Economics. (2025). United States imports from RWANDA2025 data 2026 forecast 1991-2024 historical. United States Imports from Rwanda – 2025 Data 2026 Forecast 1991-2024 Historical. https://tradingeconomics.com/united-states/imports/rwanda
[6] Trading Economics. (2025). United States imports from RWANDA2025 data 2026 forecast 1991-2024 historical. United States Imports from Rwanda – 2025 Data 2026 Forecast 1991-2024 Historical. https://tradingeconomics.com/united-states/imports/rwanda
[7] Matijevic, P., & Kopp, A. (2025). New Investigation suggests EU trader Traxys buys conflict minerals from DRC. Global Witness. https://globalwitness.org/en/campaigns/transition-minerals/new-investigation-suggests-eu-trader-traxys-buys-conflict-minerals-from-drc/
[8] Embassy of Rwanda in the PRC. (2025). Cooperation: China and RWanda. China in Rwanda. https://www.rwandainchina.gov.rw/cooperation
[9] ISPI. (2023, October 17). La Belt and road initiative è ormai l’ombra di se stessa . https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-belt-and-road-initiative-e-ormai-lombra-di-se-stessa-148481
[10] Embassy of Rwanda in the PRC. (2025). Cooperation: China and RWanda. China in Rwanda. https://www.rwandainchina.gov.rw/cooperation
[11] Centre for Africa-China studies. (2025). Rwanda-China relations. Centre for Africa-China Studies. https://www.cacs.org.za/rwanda-china-relations/
[12] Centre for Africa-China studies.wanda-China relations. Centre for Africa-China Studies. https://www.cacs.org.za/rwanda-china-relations/ (2025).
[13] Centre for Africa-China studies. (2025). Rwanda-China relations. Centre for Africa-China Studies. https://www.cacs.org.za/rwanda-china-relations/
[14] Chatham House. (2020). Debunking the myth of “debt-trap diplomacy.” https://www.chathamhouse.org/2020/08/debunking-myth-debt-trap-diplomacy
[15] The Observatory of Economic Complexity. (2025). Rwanda (RWA) and China (CHN) trade. https://oec.world/en/profile/bilateral-country/rwa/partner/chn
[16] The Observatory of Economic Complexity. (2025). Rwanda (RWA) and China (CHN) trade. https://oec.world/en/profile/bilateral-country/rwa/partner/chn
[17] Matijevic, P., & Kopp, A. (2025). New Investigation suggests EU trader Traxys buys conflict minerals from DRC. Global Witness. https://globalwitness.org/en/campaigns/transition-minerals/new-investigation-suggests-eu-trader-traxys-buys-conflict-minerals-from-drc/
[18] Yale Law School. (2022, October 28). Nosmot Gbadamosi considers Sino-Africa Relations and Human Rights. https://law.yale.edu/yls-today/news/nosmot-gbadamosi-considers-sino-africa-relations-and-human-rights#:~:text=In%20countries%20like%20Gambia%2C%20Nigeria,These%20human%20rights%20violations%2C%20she
[19] Yale Law School. (2022, October 28). Nosmot Gbadamosi considers Sino-Africa Relations and Human Rights. https://law.yale.edu/yls-today/news/nosmot-gbadamosi-considers-sino-africa-relations-and-human-rights#:~:text=In%20countries%20like%20Gambia%2C%20Nigeria,These%20human%20rights%20violations%2C%20she