Le radici del conflitto in Congo: odio interetnico, strategie geopolitiche e interessi economici

da | Mar 5, 2025 | Articolo

1. Cenni storici, situazione etnica e il conflitto attuale nella parte orientale della RDC

La conflittualità tra la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Ruanda affonda le proprie radici in tensioni etniche storicamente influenzate da dinamiche geopolitiche. L’area orientale della RDC, tra il Nord e il Sud Kivu, è ormai divenuta teatro di conflitti incessanti, legati alla presenza di gruppi armati e alle lotte per il controllo delle risorse naturali. In seguito a un decennio di apparente tregua, i ribelli delle milizie M23, un’organizzazione paramilitare filo-ruandese, sono riusciti a ottenere l’effettivo controllo della regione. Forti di questa vittoria, nelle ultime settimane le milizie M23 hanno esteso la zona sotto la propria influenza, espellendo l’esercito congolese e i caschi blu delle Nazioni Unite anche da Goma, la capitale del Nord Kivu. Stime ONU parlano di circa 400.000 nuovi sfollati causati dagli scontri delle ultime settimane (il numero totale nella regione sarebbe così salito a 4,6 milioni di persone), circa 3000 feriti e poco meno di 1000 morti[1].

Per comprendere le tensioni odierne tra Kinshasa e Kigali, occorre analizzare il contesto storico dell’Africa dei Grandi Laghi, caratterizzato dalla storica divisione tra hutu e tutsi, due gruppi etnici dell’area. Gli hutu, agricoltori sedentari, e i tutsi, una classe di allevatori, hanno vissuto secoli di convivenza, ma le politiche coloniali del Belgio hanno esasperato le loro differenze, favorendo i tutsi nelle posizioni di potere e amministrazione. Questo squilibrio ha alimentato profondi risentimenti interetnici, culminati in ondate di violenza su larga scala, come la rivoluzione sociale del 1959 e il genocidio del 1994. Durante quest’ultimo, circa 800.000 tutsi e hutu moderati furono massacrati dal regime estremista hutu[2]. Dopo la vittoria del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), guidato da Paul Kagame, oltre un milione di hutu, tra cui membri delle ex Forze Armate Ruandesi (FAR) e delle milizie Interahamwe, responsabili del genocidio, si rifugiarono nella RDC, portando con sé armi e risentimenti. Da allora, Kigali ha ripetutamente giustificato le sue incursioni militari nella regione con la necessità di neutralizzare questi gruppi armati, in particolare le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR), considerate una minaccia alla sicurezza nazionale.

2. Paul Kagame: strategia politica e interessi nel conflitto

Paul Kagame, leader del FPR e presidente del Ruanda dal 2000, è una delle figure più importanti e controverse del panorama politico dell’Africa. Seppure elogiato per avere guidato la crescita economica del proprio Paese, il suo governo è tuttora caratterizzato da forti livelli di autoritarismo e repressione sociale. Dal punto di vista politico, la sua strategia di governo è fondata su tre principi: il consolidamento interno del regime tramite un controllo capillare della società, l’uso della diplomazia a livello internazionale e la presumibile  espansione economica verso i territori orientali della RDC.

Sin dall’inizio della sua presidenza, Kagame ha eliminato ogni forma di opposizione politica, imprigionando e assassinando ex alleati e alti ufficiali. Kayumba Nyamwasa, ex capo di stato maggiore ed ex stretto collaboratore di Kagame, è stato vittima di un tentato omicidio a Johannesburg nel 2010, evento che molti attribuiscono ai servizi segreti ruandesi[3]. Parallelamente alla repressione politica, Kagame ha costruito un culto della personalità che lo presenta come il salvatore del Ruanda post-genocidio. Così, nel 2024 Kagame è stato rieletto con il 99% dei voti, dopo aver modificato la Costituzione per garantirsi la possibilità di restare in carica fino al 2034[4].

Nonostante la posizione apparentemente neutra del Ruanda, documenti ufficiali delle Nazioni Unite hanno rivelato il coinvolgimento dell’esercito ruandese nel supporto delle milizie M23, oltre che al loro ruolo nell’estrazione illegale di coltan e oro dal Kivu, ormai divenuti la principale forma di profitto per Kigali[5]. La politica estera di Kagame è, dunque, mirata al controllo geopolitico dei territori orientali della RDC mediante una strategia formata da due principali componenti. Da un lato, si basa sul principio di sicurezza nazionale, giustificando le incursioni in territorio congolese con la necessità di fermare l’avanzata delle truppe responsabili del genocidio in Ruanda. Dall’altro, utilizza gruppi ribelli alleati, come l’M23, per esercitare un controllo indiretto sulla regione in modo da massimizzare i propri riscontri economici.

3. Interessi economici e geopolitici alla base del conflitto

Nonostante quanto affermato da diversi esperti, il conflitto tra Ruanda e RDC non è legato esclusivamente a una questione di odio interetnico, ma anche, e soprattutto, a una lotta per il controllo delle ingenti risorse minerarie del Kivu. La regione, infatti, ospita alcune delle più grandi riserve mondiali di coltan, cobalto e oro (i cosiddetti “materiali critici”, in quanto ritenuti fondamentali per lo sviluppo del settore tecnologico globale)[6].

A tal riguardo, il Ruanda, pur non disponendo di giacimenti significativi, è diventato uno dei principali esportatori di coltan al mondo. Come evidenziato dal rapporto di Global Witness (2023)[7], l’elevata quantità di minerali esportata dal Ruanda, esageratamente elevata rispetto alla propria disponibilità domestica, è una prova evidente dello sfruttamento delle miniere del Nord e Sud Kivu da parte di milizie ribelli, quali l’M23. Più nello specifico, questi ultimi facilitano il trasporto illegale delle risorse verso il Ruanda in cambio di armi e finanziamenti. Così facendo, il Ruanda riesce a introdurre questi materiali nel mercato internazionale, rivendendoli come produzione locale a molteplici attori globali, tra cui le imprese degli Stati Uniti e l’Unione Europea.  Nonostante la loro condanna ufficiale dell’instabilità nella RDC, diversi potenze Occidentali hanno continuato a finanziare Kigali, considerandolo un partner strategico nella regione[8]. Di conseguenza, il Ruanda non solo trae vantaggi economici dal conflitto, ma gode anche di una fitta rete di relazioni interstatali che gli garantiscono una certa protezione diplomatica – il che riduce altresì il rischio di sanzioni dirette comminate dalla comunità internazionale.

Ad oggi, nonostante la scarsità dei dati provenienti dai Paesi coinvolti nel conflitto, risulta ormai assodata la correlazione tra la presenza di giacimenti di materiali critici e intensità dei conflitti armati:

Minerals Disclosure Rule in the DRC. Source: U.S. Government Accountability Office[9]

 

4. Inferenze e interessi occidentali

Come evidenziato dagli interessi economici legati al conflitto in Nord e Sud Kivu, dietro le azioni del Ruanda si cela un equilibrio geopolitico internazionale, basato sull’intreccio tra il rispetto dei principi umanitari fondamentali e la prevalenza di ambizioni economiche di larga scala.

Parte del supporto taciturno delle politiche di Kagame può essere vista come conseguenza della capacità del leader del Ruanda di presentarsi come interlocutore credibile e affidabile agli occhi di Washington e Bruxelles, le quali erano in cerca di un partner africano disponibile a stringere accordi economici in modo da limitare l’influenza Cinese e Russa ormai prevalente nell’Africa sub-sahariana. Così, il governo di Kagame ha stretto svariati accordi commerciali internazionali, assicurandosi l’accesso ai finanziamenti occidentali in cambio di un apparente allineamento strategico.

Nel 2023, gli Stati Uniti, tramite ordine esecutivo del Presidente Biden, hanno destinato più di 200 milioni di dollari in aiuti economici e militari a Kigali, mentre l’Unione Europea ha optato per agevolazioni sulle esportazioni minerarie ruandesi[10]. In particolar modo, la Francia continua a sostenere attivamente il dispiegamento di truppe militari del Ruanda nell’area di Cabo Delgado, in Mozambico, dove Kigali ha dispiegato oltre 1000 soldati ufficialmente con l’obiettivo di contrastare l’insurrezione jihadista che dal 2017 minaccia la stabilità della regione e le infrastrutture strategiche per l’estrazione del gas naturale[11]. Grazie alla sua influenza all’interno delle istituzioni europee, Parigi è riuscita a ottenere il finanziamento quasi totale di questa missione da parte dell’Unione Europea attraverso l’European Peace Facility Fund, uno strumento finanziario destinato al rafforzamento delle capacità di sicurezza e difesa nei Paesi partner[12]. Inoltre, nel febbraio 2024 Bruxelles e Kigali hanno siglato un accordo per rafforzare il ruolo del Ruanda nell’approvvigionamento di risorse materiali da destinare alle green technologies dell’Unione Europea. Tale accordo ha ulteriormente deteriorato i rapporti tra UE e RDC, la quale sostiene che parte dei finanziamenti provenienti dall’Unione vengano destinati al supporto delle milizie M23.

Come suggerito da Federico Donelli[13], esperto nel settore delle Relazioni Internazionali, la situazione del Ruanda può essere paragonata a una sorta di piccola Israele. In questo senso, Donelli evidenzia come nella comunità internazionale occidentale vi sia un sentimento di colpa post-coloniale, derivante dalle responsabilità legate al genocidio del Ruanda del 1994, che spinge verso una maggiore tolleranza nei confronti delle azioni di Kigali. Ciò nonostante, come suggerito da Donelli stesso, il supporto Occidentale risulta essere principalmente basato su una convergenza strategica e lucrativa.

5. Una devastante crisi umanitaria

L’attuale conflitto ha aggravato una crisi umanitaria già particolarmente complessa. Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che oltre 27 milioni di persone nella RDC necessitino di aiuti umanitari urgenti, mentre gli sfollati interni superano i 6,9 milioni[14]. Nelle città di Goma e Bukavu, migliaia di famiglie sono ormai costrette a vivere in condizioni di estrema precarietà, spesso costrette ad abbandonare le proprie case per scappare delle truppe M23. Tra le svariate forme di violenza esercitate dalle milizie filo-ruandesi, tra le più comuni figurano esecuzioni sommarie, stupri di massa e arruolamenti forzati di minori.

Internal displacements by conflict. Source: The Internal Displacement Monitoring Centre[15]

Senza un cambiamento radicale nell’approccio internazionale, il conflitto rischia di protrarsi indefinitamente, con conseguenze devastanti per la popolazione congolese. Ad oggi, l’attività diplomatica della comunità internazionale, particolarmente frammentata, ha impedito la creazione di un solido percorso negoziale e umanitario efficace, lasciando le popolazioni civili in balia della violenza di forze armate[16]. In questo contesto, le condizioni dei campi per sfollati, già al limite della precarietà, continuano a deteriorarsi, provocando carenza non solo di cibo e acqua potabile, ma anche di servizi sanitari di prima necessità[17].

È evidente, dunque, che senza un sostanziale intervento di larga scala che affronti le cause tanto strutturali quanto ideologiche del conflitto, la crisi rischia di minacciare la stabilità dell’intera regione dei Grandi Laghi, conosciuta per la sua bellezza naturale e la sua grande ricchezza culturale.

6. L’impegno di Magic Amor

La situazione di emergenza umanitaria in RDC, causata dalle mire espansionistiche economiche di attori militari ostili, necessita di un impegno costante e sostanziale di tutta la società civile per proteggere i diritti umani delle vittime da ogni forma di violenza. In questo ambito, Magic Amor si distingue da oltre 20 anni per la sua dedizione tangibile alla protezione della popolazione congolese:tra i numerosi bambini accolti nella Maison des Enfants San Marcello, offriamo cure e solide prospettive future anche ad alcuni orfani provenienti dalle zone colpite dal conflitto con le milizie M23, usando le nostre risorse per mitigare le conseguenze disastrose della guerra nei confronti di bambini costretti a vivere in situazioni di estrema vulnerabilità, tra sfruttamento e abusi sistematici.

Inoltre, vista la recente intensificazione dei conflitti, Magic Amor si impegna a investire il proprio capitale umano ed economico nell’espansione del proprio orfanotrofio, con l’obiettivo di ricevere in affidamento almeno due bambini all’anno provenienti dalle zone di guerra.

Portiamo avanti tale missione nel nostro centro polivalente situato a Kimbuta, quartiere nella periferia di Kinshasa, composto dalla scuola primaria e secondaria Rocco Campagna, dall’ambulatorio Antonino Nicolosi e dall’orfanotrofio Maison des Enfants San Marcello. Abbiamo formato più di 15.000 bambini nelle nostre strutture scolastiche e offerto assistenza sanitaria a più di 39.600 persone.

Scopri di più sugli obiettivi e i valori di Magic Amor e su come diventare membro della nostra grande famiglia visitando il sito www.magicamor.org. Sostieni la nostra missione e aiutaci a costruire un futuro di pace per la RDC. Ogni contributo, non importa di quali dimensioni, può essere il primo passo verso un futuro migliore.

Antonino Enrico Repaci

 

[1] Carbone, G. (2025, February 6). Le due Facce del Conflitto Nel Congo. ISPI. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/le-due-facce-del-conflitto-nel-congo-199671

[2] Parens, R. (2022, September 15). Conflict in Eastern Congo: A spark away from a regional conflagration. Foreign Policy Research Institute. https://www.fpri.org/article/2022/09/conflict-in-eastern-congo-a-spark-away-from-a-regional-conflagration/?

[3] Reyntjens, F. (2023). Rwanda: Ethnic amnesia as a cover for ethnocracy, and why this is dangerous. The Africa Governance Papers. https://tagp.gga.org/index.php/system/article/view/46

[4] Kupemba, D. N. (2024, July 18). Rwanda elections: President Paul Kagame wins with more than 99% of the vote. BBC News. https://www.bbc.com/news/articles/cnk413ze07lo

[5] Security Council. (2024). Reports | security council. United Nations. https://main.un.org/securitycouncil/en/sanctions/1533/panel-of-experts/expert-reports

[6] Center for Preventative Action. (2025, February 11). Conflict in the Democratic Republic of Congo | global conflict tracker. Council on Foreign Relations. https://www.cfr.org/global-conflict-tracker/conflict/violence-democratic-republic-congo

[7] Global Wellness Center. (2023). Global Wellness Economy Monitor 2023. Global Wellness Institute. https://globalwellnessinstitute.org/wp-content/uploads/2023/11/GWI-WE-Monitor-2023_FINAL.pdf

[8] Châtelot, C. (2024, May 29). In Rwanda, a formidable soft power system ensures the regime’s tranquillity. Le Monde. https://www.lemonde.fr/en/international/article/2024/05/29/in-rwanda-a-formidable-soft-power-system-ensures-the-regime-s-tranquillity_6673030_4.html

[9] Office, U. S. G. A. (2024, October 8). Peace and security in the Congo has not improved with Conflict Minerals Disclosure Rule. U.S. GAO. https://www.gao.gov/blog/peace-and-security-congo-has-not-improved-conflict-minerals-disclosure-rule

[10] Wasike, A. (2025, January 28). DR congo: What you need to know about the conflict – DW – 01/28/2025. dw.com. https://www.dw.com/en/dr-congo-what-you-need-to-know-about-the-conflict/a-71437683

[11] Donelli, F. (2024, August 30). Rethinking alliances: France, Rwanda, and the future of Regional Power Dynamics. Orion Policy Institute. https://orionpolicy.org/rethinking-alliances-france-rwanda-and-the-future-of-regional-power-dynamics/?

[12] Council of the EU. (2024, November 18). European Peace Facility: Council tops up support to the deployment of the Rwanda Defence Force to fight terrorism in Cabo Delgado – Consilium. https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2024/11/18/european-peace-facility-council-tops-up-support-to-the-deployment-of-the-rwanda-defence-force-to-fight-terrorism-in-cabo-delgado/

[13] Donelli, F. (2025, January 31). Cosa Sta Accadendo Tra Ruanda e Congo e perché la “Guerra del coltan” CI Riguarda Tutti. Fanpage. https://www.fanpage.it/esteri/cosa-sta-accadendo-tra-ruanda-e-congo-e-perche-la-guerra-del-coltan-ci-riguarda-tutti/#

[14] Lawal, S. (2023, February 21). A guide to the decades-long conflict in DR Congo. Al Jazeera. https://www.aljazeera.com/news/2024/2/21/a-guide-to-the-decades-long-conflict-in-dr-congo

[15] Uebersax, D. (2024, September 23). M23 conflict caused nearly 3 out of every 4 displacements in the DRC this year. IDMC – Internal Displacement Monitoring Centre. https://www.internal-displacement.org/expert-analysis/m23-conflict-caused-nearly-3-out-of-every-4-displacements-in-the-drc-this-year/

[16] Asadu, C. (2025, February 18). Why have Rwanda-backed rebels seized 2 Congolese cities and is there an end in sight?. AP News. https://apnews.com/article/congo-m23-rebels-rwanda-explainer-ba862f76078ab0a4fcd24502612ab602

[17] European Commission. (2020). Democratic Republic of the Congo. European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations. https://civil-protection-humanitarian-aid.ec.europa.eu/where/africa/democratic-republic-congo_en?

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