Il colonialismo belga nella Repubblica Democratica del Congo: Re Leopoldo II

da | Dic 3, 2023 | Attualità

1)   Il colonialismo

Il termine colonialismo si riferisce “all’occupazione e lo sfruttamento territoriale realizzati dalle potenze europee in età moderna e contemporanea, ricorrendo alla forza e all’aggressione”[1]. Non esiste una data definita di inizio ma si usa far iniziare la storia del colonialismo nel 1492, con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. I paesi che principalmente furono coinvolti rientravano nella lista dei principali Stati europei del tempo quali Inghilterra, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda. Essi agivano convinti che sfruttare le altre parti del mondo, in particolare sud est asiatico e Africa, fosse normale e giusto. Il colonialismo continuò per secoli, fino ad arrivare al XIX secolo, da cui è possibile individuare una seconda fase temporale che vede come protagoniste oltre alla Francia e all’ Inghilterra, anche la Germania, l’Italia e il Belgio. Questa nuova fase viene spesso definita imperialismo, una dottrina che vede “i popoli più forti come legittimati a imporsi su quelli più deboli”[2].

2)   Il colonialismo belga in Repubblica Democratica del Congo

L’impero belga iniziò a espandersi alla fine del XIX secolo, precisamente nel 1885. Il Belgio, su spinta del suo sovrano, Leopoldo II, seguì le orme di molti Stati europei e mirò al continente africano, ma a differenza di questi ultimi, che puntavano a una spartizione equa dei territori, si concentrò su un solo paese: il Congo. La decisione fu presa a seguito di un Congresso geografico a Bruxelles nel 1876 e fu descritta come una missione dagli obiettivi, almeno ufficialmente, umanitari e civilizzatori. Le ragioni reali erano economiche: il Congo, infatti, era un Paese ricco di risorse, tra cui il caucciù, uno dei mercati più redditizi del Belgio e del continente europeo all’epoca.

Figura 1 – il rampicante da cui si ricavava il cacciù.

Diversamente dagli altri imperi coloniali, l’impero belga in Congo nasce come un dominio personale del Re Leopoldo II di Belgio. La conquista inizia con l’esplorazione di Henry Morton Stanley sul fiume Congo. Poco dopo, Re Leopoldo II durante la Conferenza di Berlino del 1884 ottenne il via libera a occupare i territori, facendo partire l’occupazione dei territori dell’odierna Repubblica Democratica del Congo. In breve tempo si mise d’accordo con i capi tribù locali – tramite l’uso dell’inganno – e incominciò un percorso di sfruttamento e sottomissione della popolazione. Nel 1885 nacque lo Stato Libero del Congo (État indépendant du Congo), la personale dittatura di Re Leopoldo II sul Congo. Il Re divise il territorio in 14 distretti, ognuno amministrato da un funzionario belga nominato personalmente dal Re, che a sua disposizione aveva centinaia di mercenari e lavoratori. Gli abitanti del luogo furono costretti a lavorare in una condizione di schiavitù. Donne, uomini e bambini erano tutti forzati a estrarre resina dagli alberi per formare il caucciù, antenato della plastica, e a trasportarla fino al mare. Coloro che non consegnavano la loro parte di caucciù, o che non ne consegnavano abbastanza, venivano puniti violentemente, fino ad arrivare alla mutilazione degli arti dei familiari. Coloro che invece provavano a ribellarsi venivano perseguitati e uccisi.

Figura 2 – 1900 circa, un gruppo di congolesi accusati di vari delitti affiancati dalla polizia coloniale, la Force Publique.

Gli episodi di denuncia erano rari e spesso silenziati. Un tentativo che ebbe visibilità e ascolto fu invece un libro pubblicato nel 1899 da Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, una denuncia al colonialismo.

Agli inizi del XX secolo in Inghilterra, E.D. Morel, un giornalista part-time, iniziò a investigare riguardo la situazione nello Stato Libero del Congo. La sua ricerca sfociò in una risoluzione[3] che invitava il governo britannico a indagare sulle presunte violazioni degli Accordi di Berlino. Poco dopo Morel fondò la Congo Reform Association, la quale promosse la richiesta di un incontro per la revisione dell’Accordo dai Paesi firmatari. Nonostante i tentativi di resistenza di Re Leopoldo II, tutti i Paesi concordavano nel porre fine al regime congolese, ma non restituendo il potere alla popolazione locale, bensì cambiando semplicemente l’ente al quale il Congo si sarebbe legato come colonia. Nel 1908, dopo due anni di dibattito, il parlamento belga decise di annettere ufficialmente il Congo, cambiandone il nome da Stato Libero del Congo a Congo Belga.

3)   La figura di Re Leopoldo II: ieri e oggi

Re Leopoldo II del Congo, originariamente Léopold Louis Philippe Marie Victor de Saxe Cobourg-Gotha, sale al trono nel 1865, a seguito della morte del padre. Egli viene principalmente ricordato per essere il responsabile delle atrocità commesse nello Stato Libero del Congo. Non è mai stato trovato un numero preciso di vittime ma esistono varie stime. Si considera che le vittime del regime si aggirino tra le tre e le dieci milioni di anime.

Un dibattito che ha animato gli storici per anni riguardò l’attribuzione del termine genocidio. Molti intellettuali, infatti, considerando la definizione delle Nazioni Unite[4] in senso stretto, non erano concordi nell’ attribuzione di questo termine, ad esempio la sociologa Rhoda Howard-Hassmann. Ciò nonostante, Re Leopoldo II fu definito “un Attila moderno”[5] o di una crudeltà al pari di Adolf Hitler.

Figura 3 – Statua di Re Leopoldo II danneggiata in Belgio

Inizialmente la figura di Re Leopoldo II e le sue azioni furono oggetto di negazionismo soprattutto in Belgio stesso. La maggior parte degli storici e degli intellettuali all’epoca erano in continuità con la mentalità degli Stati europei, che legittimavano la colonizzazione e lo sfruttamento. Il cambiamento arrivò agli inizi degli anni ‘80, quando nacque il Mouvement National Congolais (MNC), fondato da Patrice Lumumba, ex primo ministro della Repubblica Democratica del Congo. L’obbiettivo del MNC era creare uno Stato indipendente. Nonostante le autorità del Belgio avessero tentato di isolare Lumumba, il 30 giugno il Belgio accordò l’indipendenza al Congo.

Ancora oggi la figura di Re Leopoldo II è considerata controversa. Nel 2005 a Kinshasa – ex Leopoldville – fu inaugurata e poi smontata nello stesso giorno una nuova statua di Re Leopoldo II. Nel 2020, a seguito della morte di George Floyd e della conseguente nascita del movimento Black Lives Matter (BLM), gli attacchi alle figure simboliche che rappresentavano Re Leopoldo II continuarono. Uno dei più noti fu nel quartiere Matongé a Bruxelles nel 2020 dove una statua di Re Leopoldo II venne coperta di scritte e insulti quali “no justice, no freedom” e “assassin”. La protesta fu accompagnata dalla presentazione di due petizioni per la rimozione delle statue a Bruxelles e Halle, raccogliendo più di 71.000 firme in due settimane.

Figura 4 – Statua di Re Leopoldo II a Kinshasa

Nel frattempo, ad Antwerp fu smontata una statua rappresentante il Re, a seguito di un incendio e del lancio di vernice rossa. Questa fu poi trasferita al Middelheim Museum. Diversamente, a Mons, una statua collocata nel dipartimento di economia della University of Mons fu rimossa per il volere delle autorità dell’università stessa.

Figura 5 – statua di Re Leopoldo II ad Antwerp

A seguito di questi avvenimenti, è nato un nuovo dibattito: la rimozione delle opere d’arte che richiamano questi personaggi storici discutibili è sinonimo di giustizia in epoca moderna? Da un lato ci sono coloro che sostengono che se eliminassimo tutte le opere e rinnegassimo tutti i personaggi contestabili che simboleggiano il passato, probabilmente si dovrebbe rimuovere, nel caso dell’Italia, buone parte del patrimonio artistico e infrastrutturale creato tra gli anni ’20 e il 1945: nella sola città di Roma possiamo osservare numerose infrastrutture e quartieri costruiti sotto il fascismo; dall’altra parte, coloro che sostengono che tenere figure di personaggi che hanno compiuto atrocità sia irrispettoso verso le vittime e i loro discendenti. Secondo questa linea di pensiero, abbattere statue non cancella la storia. La memoria non è storia e smontare statue che sono irsrispettose verso intere popolazioni non cancella il passato dai libri.

4)    Magic Amor ETS insegna il passato per un futuro consapevole

Nonostante siano passati ormai 115 anni dalla fine dello Stato Libero del Congo è importante conoscere il passato, ed è anche per questo che Magic Amor si impegna ogni giorno da 20 anni incessantemente. L’obbiettivo è quello di crescere dei bambini consci del percorso che il proprio Paese ha affrontato e di quello che è il loro patrimonio, dei bambini capaci di comprendere e ricordare la storia.

A questo scopo, sono fondamentali i centri di educazione tra cui la scuola primaria Rocco Campagna, fondata da Magic Amor ETS a Kimbuta, nella periferia di Kinshasa, per dare l’opportunità di seguire percorsi educativi che rendano studenti e studentesse degli adulti maturi e consapevoli.

L’istruzione è uno degli aspetti fondamentali per lo sviluppo di una comunità e Magic Amor si impegna ogni giorno per renderlo possibile, scopri come.

La tua donazione può cambiare il futuro di tanti bambini.

Misha Valente

Figura 6 – bambini della scuola primaria Rocco Campagna a Kimbuta, periferia di Kinshasa


[1] Definizione Dizionario Treccani.

[2] Definizione Dizionario Treccani

[3] Rapporto Casement elaborato da Roger Casement.

[4] Dall’articolo 2 della Convenzione sul Genocidio: […] per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso […].

[5] Dalla relazione di Roger Casement.

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