Investimenti della Repubblica Popolare Cinese in Repubblica Democratica del Congo: breve analisi di costi e benefici

da | Gen 3, 2024 | Attualità

1.    Investimenti cinesi nel mondo

Dal 2001 la Cina ha adottato la Go Out Policy – o Go Global strategy – una strategia nazionale di investimenti all’estero. Questo insieme di misure hanno comportato che la Cina divenisse, nel corso degli ultimi anni, il maggior investitore al mondo. Secondo il Ministero del Commercio cinese, nel 2022 la Cina contava un totale di 146 miliardi di dollari in investimenti diretti oltrefrontiera[1]. Gli investimenti includono 47.000 compagnie offshore distribuite su oltre 190 paesi in tutto il mondo[2], di cui una grande percentuale in Asia e Africa. Grande parte di questi investimenti deriva dall’iniziativa One Belt One Road, conosciuta anche come La Nuova Via della Seta, da cui l’Italia è recentemente uscita, dopo l’adesione all’iniziativa nel 2019. Il progetto è stato avviato nel 2013 dal presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) Xi Jinping e prevede investimenti su infrastrutture in tutto il mondo. I motivi di questi investimenti extraterritoriali da parte della RPC sono molteplici. Ai Paesi oggetto di investimento viene presentata una strategia win-win, con reciproco beneficio: investimenti in cambio di nuove infrastrutture e edifici. Tuttavia, non tutti i paesi del mondo considerano questi investimenti come un aiuto, difatti nel mondo occidentale il contesto economico-politico è progressivamente divenuto sempre più ostico per le compagnie cinesi. Un esempio potrebbero essere le restrizioni poste dagli Stati Uniti che vietano l’uso di apparecchiatura cinese per le telecomunicazioni riguardanti questioni di sicurezza, di fatto limitando alcune compagnie cinesi sul mercato.

 

Segnaletica in cinese nella RDC.

 

A oggi uno dei maggiori destinatari degli investimenti cinesi è il continente africano, per un ammontare di cinque miliardi di dollari americani nel 2021[3]. Nel continente con il più grande potenziale di crescita secondo il World Economic Forum, ma al momento il più povero e meno sviluppato del mondo, questi investimenti sono vitali per diverse ragioni: in primis, per la costruzione di infrastrutture, per la creazione di posti di lavoro e, generalmente parlando, per la crescita economica. Allo stesso tempo, spesso tali investimenti sono stati criticati per la tendenza a creare dipendenza economica, corruzione e business illegali, dando priorità agli interessi cinesi invece che a quelli dello Stato coinvolto. La critica maggiore, nonché paura principale dell’occidente, è quella di vedere la creazione di una forma di controllo economico, una forma di neocolonialismo che comporterebbe l’autorità cinese su molte delle risorse naturali africane.

 

2.    Investimenti cinesi in Repubblica Democratica del Congo

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei principali destinatari dei fondi cinesi in Africa. Prevalentemente, essi si concentrano sull’esportazione di legno e sull’estrazione di rame e minerali. Le relazioni tra i due paesi sono iniziate nel 1972, da allora la RPC ha fatto numerose donazioni a favore della RDC: esse includono il palazzo dell’Assemblea Nazionale congolese negli anni 70, uno stadio da 80.000 posti nel 1994 e un ospedale – N’Djili Sino-Congolese Freindship Hospital – nel 2006. I rapporti sono aumentati tra il 2002 e il 2008, anno nel quale sono stati esportati un miliardo e 130 milioni di dollari di cobalto in Cina[4].

 

Meeting del Foro di cooperazione Cina-Africa (FOCAC), 3 dicembre 2015, Pretoria, South Africa

3.    Benefici e costi degli investimenti della Repubblica Popolare Cinese in Repubblica Democratica del Congo

Quando si citano investimenti importanti come quelli stanziati dalla Repubblica Popolare Cinese nella Repubblica Democratica del Congo è importante fare un’analisi dei benefici e dei costi, a breve e lungo termine. Questa analisi non dovrebbe includere solo un piano economico, ma dovrebbe elaborare anche sulla dimensione sociale.

A causa della guerra civile durata sei anni, oltre 5.200.000 di bambini nel Paese non hanno ricevuto un’educazione adeguata. Nonostante la situazione sia migliorata, secondo l’UNICEF, tra gennaio 2022 e marzo 2023, circa 750.000 bambini in 2100 scuole nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri[5] sono stati costretti a interrompere il loro percorso educativo a causa del deterioramento della situazione su un piano umanitario. Un altro settore che necessita di migliorare urgentemente è la sanità. La RDC continua a essere colpita da malattie infettive e mortali, ma facilmente curabili con le corrette profilassi, per malattie come la malaria e la tripanosomiasi africana, trasmesse da zanzare e mosche. Il Paese detiene, inoltre, il secondo tasso di mortalità infantile più alto al mondo, il diciassettesimo tasso di mortalità materna al mondo e al 2012 circa l’1.1% degli adulti conviveva con HIV/AIDS. Anche a livello infrastrutturale la RDC, a causa di un inadeguato management delle risorse, di conflitti e di corruzione politica, ha impianti e ferrovie mal tenute e pericolose.

Pro – Per un Paese con tali caratteristiche, gli investimenti esteri sono decisivi e fondamentali. Uno dei più noti accordi è noto come il Sino-Congolaise des Mines SA (Sicomines) Deal, stipulato nell’Aprile del 2008 tra la Sinohydro Corp e la China Railway Group Limited[6]. Il contratto in origine prevedeva la costruzione di ospedali e strade in cambio del 68% delle quote di Sicomines, una joint venture che si occupa di estrazione di rame e cobalto, in collaborazione con la compagnia statale congolese Gecamines. Il patto Sicomines prevedeva, inoltre, lo stanziamento di nove miliardi di dollari dalla China EXIM Bank, di cui sei miliardi destinati allo sviluppo e al miglioramento di infrastrutture, mentre il resto da investire in operazioni minerarie in Katanga. Attualmente Sicomines ha speso solo 822 milioni di dollari in infrastrutture e, nonostante ciò, recentemente è stata richiesta la rinegoziazione dell’accordo per integrare ulteriori 20 miliardi di dollari all’ammontare originale, per compensare il valore delle estrazioni minerarie cui la Gecamines ha concorso.

Un altro considerevole investimento è quello dato dall’iniziativa in precedenza citata One Belt One Road, iniziata nel 2013, a cui la Repubblica Democratica del Congo ha aderito nel Gennaio 2021, portando alla cancellazione di 28 milioni di dollari di debiti contratti nei confronti della RPC e lo stanziamento di 17 milioni di dollari in aiuti [7].

Contro – Nonostante i numerosi benefici, sono stati rilevati diversi svantaggi all’inclusione diretta e indiretta della Cina negli affari domestici. Uno dei casi più conosciuti è l’estrazione illegale di risorse e lo sfruttamento nelle miniere [8]. L’estrazione industriale di cobalto è triplicata dal 2010 e si stima che nel 2025 la domanda toccherà le 220.000 tonnellate. Una macchina elettrica in media ne richiede 13kg, di cobalto. Un solo cellulare, sette grammi. A causa dell’incessante e sempre in crescita domanda, i lavoratori delle miniere operano in condizioni di estremo pericolo e, data la tossicità del cobalto, centinaia di migliaia di congolesi, oltre ai minatori stessi, si trovano in pericolo per la contaminazione dell’aria e delle acque circostanti le miniere. Secondo una recente intervista al presidente della Initiative pour la Bonne Gouvernance et les Droits Humains – IBGDH – Donat Kambola “le persone sono costrette, o minacciate, o intimidite a lasciare le loro case, o ingannate per accettare accordi poco soddisfacenti” e “spesso non esistono meccanismi di reclamo, responsabilità o accesso alla giustizia” [9]. Nel 2015, nella città di Kolwezi, Compagnie Minière de Musonoie Global SAS – COMMUS (una joint venture tra Zijin Mining Group Ltd, una società cinese, e Générale des Carrières et des Mines SA – Gécamines – la compagnia mineraria statale della RDC) ha avviato un progetto che prevede la riabilitazione di un’enorme miniera di rame e cobalto a cielo aperto. Di conseguenza, circa 39.000 cittadini sono stati costretti a lasciare le loro case, la loro città e la loro vita. Allo stesso tempo, migliaia di bambini sono stati costretti a lasciare gli studi e migliaia di lavoratori hanno perso il proprio impiego. COMMUS offrì un compenso che però non corrispondeva assolutamente al valore delle case requisite e demolite e gran parte delle persone sfrattate si sono dovute trasferire in case senz’acqua corrente né luce. Da un’intervista condotta da Amnesty International, una testimone afferma “Avevo una casa grande, con elettricità, acqua […] Ora ho una casa piccola, che è tutto ciò che potevo permettermi con il compenso […] dobbiamo bere l’acqua dai pozzi […] quasi senza elettricità”.

Un altro caso noto è quello della deforestazione ed esportazione illegale di circa cinque milioni di dollari di legname[10]. La foresta pluviale congolese è considerata la seconda più importante e ricca al mondo dopo quella amazzonica. Negli ultimi 20 anni però ha perso circa 18.400.000 ettari di copertura arborea, principalmente a causa della deforestazione presumibilmente illegale condotta da compagnie come la Congo King Baisheng Forestry Development – CKBFD. Nell’Aprile 2022 la compagnia aveva ricevuto una sospensione dal Ministero dell’Ambiente congolese ma fu poi scoperto che nella seconda metà dello stesso anno aveva trasportato illegalmente l’equivalente di cinque milioni di dollari di legname a Shanghai.

 

L’ex Presidente della Repubblica della RDC, Joseph Kabila, in un incontro con dirigenti cinesi.

4.    Magic Amor sostiene la sostenibilità

Negli ultimi anni, Magic Amor ha adottato un nuovo modello di governance che guarda al futuro, arrivando a modificare il proprio statuto per includere due temi fondamentali: la parità di genere e la protezione della flora e della fauna della RDC. Infatti, l’area di intervento di Magic Amor nella RDC è conosciuta per essere una di quelle a maggior rischio di urbanizzazione incontrollata e, allo stesso tempo, è rinomata per la ricchezza dell’ecosistema faunistico e floristico. Ad esempio, a poca distanza dal centro polivalente, è riscontrabile il “Santuario dei Bonobo”, che, secondo le stime del WWF, rappresenta una delle specie animali maggiormente a rischio di estinzione.

Oltre ai nuovi temi trattati, Magic Amor si impegna a sostenere la causa dei suoi progetti precedentemente avviati, come il centro polivalente di Kimbuta, l’ambulatorio Antonino Nicolosi, la scuola primaria Rocco Campagna e la costruzione di un ponte pedonale e sostenibile sul fiume Lukaya.

Scopri di più sull’impegno di Magic Amor.

Misha Valente

 

[1] U.S. Department of State. (2023, December 7). China – United States department of state. U.S. Department of State, link alla pagina web.

[2] Wu, Y. (2023, November 15). China’s outbound investment in 2022 and 2023: An overview. China Briefing News, link all’articolo.

[3] Freitas, M. V. de, Canuto, O., Arbouch, M., Jaldi, A. S., Mjahed, H., Vedie, H.-L., Magri, Z. F. & P., Tay, S., & Berahab, R. (2023, August 2). The impact of Chinese investments in Africa: Neocolonialism or cooperation?. Policy Center, link all’articolo

[4] Jansson, J., Burke, C., & Jiang, W. (2009). (publication). Chinese Companies in the Extractive Industries of Gabon & the DRC: Perceptions of Transparency. Stellenbosch, South Africa: University of Stellenbosch.

[5] UNICEF. (2023, March 30). Repubblica Democratica del Congo: Istruzione Interrotta per 750.000 Bambini a causa del conflitto. Una donazione per aiutare i bambini, link all’articolo

[6] Reid, H. (2023, February 17). Congo demands $17 bln more in infrastructure investments from China deal, Reuters, link al report 

[7] Nyabiage, J. (2021, January 7). China cancels Democratic Republic of Congo loans as it joins Belt and road. South China Morning Post, link all’articolo.

[8] Adf. (2023, October 3). Chinese mining “Wrecking lives” in DRC. Africa Defense Forum, link all’articolo.

[9] Forced evictions at industrial cobalt and copper mines in the DRC. Amnesty International. (2023, October 31), link al reportage.

[10] Bartlett, K. (2023a, October 31). China: Tree-planting at home, logging abroad?. Voice of America, link all’articolo.

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