Elezioni Politiche nella Repubblica Democratica del Congo: regionalismo o centralismo?

da | Ott 18, 2023 | Attualità

1) Terminologia di base

Eleggere non vuol dire solamente esprimere una preferenza per un candidato. Significa anche decidere le sorti del proprio Paese per gli anni a venire. Affidare le decisioni per le generazioni future a individui che nella maggior parte dei casi non si conoscono è un rischio incalcolabile che genera dibattiti, divisioni e spesso scontri. In parole semplici, le elezioni sono un atto di scelta degli elettori, coloro che rientrano nei gruppi coperti dal suffragio, per scegliere le cariche politiche rappresentative di uno Stato. I prescelti esercitano il mandato elettorale e hanno il dovere di rappresentare gli interessi dei cittadini. Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), le cariche politiche, ed in particolare il Presidente della Repubblica, sono elette tramite suffragio universale elettorale diretto in un singolo turno di voto, a differenza di Stati come la Francia dove è necessario un ballottaggio tra i candidati che hanno ottenuto più preferenze durante il primo turno. Tuttavia, non è sempre stato così. Si potrebbe affermare che la RDC abbia avuto una storia elettorale complessa e articolata che inizia ben 4000 anni fa. Questo articolo si propone di narrare le vicende principali che hanno caratterizzato la RDC fino ai giorni nostri, per facilitare una comprensione chiara del contesto in cui Magic Amor ha dovuto operare negli anni.

2) I Bantù creano il Congo

Il fiume Congo in una raffigurazione dell’800

L’inizio della storia politica della RDC coincide con il 2000 a.C. ed è caratterizzato dalla migrazione dei Bantù, macrogruppo etnico-linguistico africano originario del Camerun, che arrivò nell’area attuale del Congo, espandendosi, poi, in diverse regioni dell’Africa: dalla Nigeria, all’Angola e dalla regione dei grandi laghi alla Repubblica Centrafricana. Fin dal principio, quindi, si sono installate nella RDC popolazioni differenti tra loro negli usi e nei costumi, le quali furono alla base della formazione di quattro grandi regni Bantù. Nei regni la successione dinastica avveniva con due forme distinte: di padre in figlio oppure da padre a nipote maschio (figlio del fratello o della sorella). Qualora non ci fossero stati eredi, era prevista una prima forma di “democrazia”: gli anziani dei villaggi dialogavano con le persone più popolari e, come un moderno conclave cardinalizio, sceglievano colui che meglio rappresentava il regno. Questa forma di successione rimase intatta fino alle prime forme di colonizzazione belga del 1885, quando la RDC divenne dapprima un dominio personale di Leopoldo II e, dal 1907, un territorio amministrato dalle autorità del Belgio.

Il Congo Belga

3) L’indipendenza e le prime grandi elezioni

Conferenza stampa del 1960 poco prima delle elezioni

Il 30 giugno 1960, la RDC, al tempo nota con il nome di Congo Belga, dichiarò la sua indipendenza. Tuttavia, le prime grandi elezioni si erano già tenute il 22 maggio, sotto il controllo del ministro belga Ganshof van der Meersch. Dato il bassissimo numero di individui istruiti – la cosiddetta élite congolese – i ministri del Belgio vollero supervisionare il processo elettorale. Durante la colonizzazione, coloro che erano ritenuti particolarmente capaci venivano mandati in Europa per studiare e poi rientravano nella loro madrepatria come parte della neocostituita élite congolese. Erano cinque i grandi partiti che si sfidavano alle elezioni: le Mouvement National Congolais, guidato da Patrice Lumumba; il Parti Solidaire Africaine di Antoine Gizenga; l’ABAKO, con a capo Joseph Kasa-Vubu; il Mouvement National Congolais Kalonji, che supportava Albert Kalonji ed infine il CONAKAT rappresentato da Moise Tshombe. Questi cinque partiti avevano una forte matrice regionale. Lumumba era popolare nel nord-est, Kasa-Vubu nella zona orientale, Gizenga a sud-ovest, Tshombe a sud-est e Kalonji nel centro tribale. Pertanto, molto spesso il voto era espresso più per “appartenenza” regionale che per reale adesione alle politiche dei partiti. La peculiarità delle prime elezioni libere post-coloniali nel Congo belga era il suo carattere indiretto: le persone votavano per i deputati del parlamento congolese, che a loro volta eleggevano il Presidente della Repubblica. Tra questi cinque attori, tre in particolare dominavano la scena: Kasa-Vubu che rappresentava l’ideologia regionalista del Paese, in favore della protezione delle relazioni con il Belgio e della protezione dell’etnia Bakongo; Patrice Lumumba, a capo delle forze nazionaliste, seppur filocomuniste, fortemente anticoloniali; Antoine Gizenga, che proponeva un modello federalista in cui ogni regione del Paese potesse godere di autonomia: un moderno ritorno ai quattro regni. Lumumba ottenne la maggioranza relativa, come richiesto per eleggere un capo di Stato del proprio partito. Per evitare che il partito regionalista si potesse alleare con quello federalista, Lumumba negoziò un’alleanza con i regionalisti. Egli, così come Kasa-Vubu, temeva che Gizenga potesse ridisegnare un Congo diviso. La condizione posta da Kasa-Vubu per accettare l’offerta di Lumumba era quella di diventare Presidente della Repubblica.

I leader congolesi riuniti nella citta di Kinshasa
Moise Tshombé

Soltanto il 25 giugno del 1960 i due leader giunsero a un accordo con Lumumba, che si accontentò del ruolo di Primo Ministro. Ad ogni modo, le frizioni tra i due divennero nel tempo insopportabili, tanto che Lumumba venne assassinato il 17 gennaio del 1961, dopo essere stato consegnato da Kasa-Vubu ai belgi. Kasa-Vubu riteneva che proteggere l’integrità dei belgi fosse essenziale per garantire una forte crescita economica al Congo. Tuttavia, con la sua mossa di sciogliere il Parlamento e ordire l’assassinio di Lumumba, alla sua morte si generò l’effetto opposto: Lumumba divenne eroe nazionale. Nel frattempo, Moise Tshombe, un sostenitore della causa federalista e della secessione del Katanga dalla RDC, fu nominato Primo Ministro, potendo così perseguire il suo ideale federale. Tshombe voleva proteggere e dare voce agli interessi della regione del Katanga, data la sua importanza mineraria. La decisone di Tshombe di autoproclamarsi Mulowpe (letteralmente, Dio) della Repubblica di Katanga fu accolta con malumore dal popolo congolese, al punto che tra il 1965 e il 1966, Joseph Mobutu, leader militare, rovesciò il governo di Tshombe con un colpo di Stato.

4) Il periodo militare

Joseph Désiré puis Sese Seko Mobutu - LAROUSSE
Il Presidente Mobutu con il tipico cappello in pelle di leopardo

Le prime mosse di Mobutu sono state l’interdizione dei partiti e l’accentramento dei poteri. Mobutu cambia anche il nome del Congo in Repubblica dello Zaire, autoproclamandosi Presidente della Repubblica nel 1971. Mobutu viene supportato dal Belgio, sviluppa buoni rapporti con i Paesi occidentali e porta l’economia congolese a svilupparsi tanto quanto quella degli Stati del primo mondo. Tuttavia, le scelte di Mobutu, dalla seconda metà degli anni ‘70, finiscono per mettere a repentaglio la crescita socioeconomica dell’attuale RDC. Egli nazionalizza tutte le fabbriche, espropriandole ai belgi, e rende proprietà statale anche le università intitolate agli ex colonizzatori. Inoltre, sostituisce i capi delle fabbriche e i ministri con persone che avevano scarsa conoscenza del management pubblico-privato, ma che erano vicine e fedeli a lui come leader. La Repubblica dello Zaire piomba nel nepotismo e nel clientelismo, avviando un periodo di progressiva regressione su un piano culturale ed economico. Soltanto a partire dal 1990 Mobutu viene attaccato e contestato da Etienne Tshisekedi, uomo che fa parte della nuova élite del Paese, che ha cominciato a marciare con gli studenti per rivendicare le violazioni dei diritti, attirando le simpatie occidentali sulla Repubblica dello Zaire. In particolare, gli americani sembravano, da un lato, abbracciare le istanze dei giovani congolesi, mentre, dall’altro, iniziavano a sostenere altre personalità politiche emergenti. Tshisekedi ottenne il ritorno al pluralismo politico. Mobutu, infatti, reintroduce il multipartitismo, annullando di fatto la dottrina di un popolo, un partito politico, un capo. Le prime conseguenze sono la nascita di partiti nuovi: come l’UDPS, che è il partito attualmente in carica nella RDC. Tuttavia, il modo in cui fino al 1997 Mobutu indice le elezioni è discutibile. Gli elettori si presentavano con due schede: una rossa per indicare Mobutu e una verde per indicare il suo oppositore. Al momento del voto, i militari puntavano i fucili alla loro testa. Come si può ben capire, il risultato delle elezioni era assicurato, con Mobutu che otteneva il 100% dei voti.

5) L’ascesa di Kabila e la caduta di Mobutu

Tshisekedi e altri leader politici congolesi

Il 17 Maggio 1997 Laurent Kabila organizza un colpo di Stato per deporre Mobutu, grazie al supporto degli Hutu che erano fuggiti dal genocidio del Rwanda del 1994. L’AFDL rimarrà formalmente al potere fino al 6 gennaio 2001, quando Laurent Kabila viene assassinato e il figlio Joseph si autodichiara Presidente della Repubblica. Tra gli orrori commessi dall’ADFL c’è anche il reclutamento dei Kadogo (letteralmente giovani ragazzi): bambini minorenni che parteciparono al colpo di Stato contro Mobutu, commettendo violazioni particolarmente qualificate dei diritti umani. Il 1997 coincide anche con l’introduzione dell’attuale denominazione statale, che cambia da Repubblica dello Zaire a Repubblica Democratica del Congo.

6) Gli anni recenti

H.E. Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo | African Union
Joseph Kabila in uniforme militare

L’autoproclamazione di Joseph Kabila genera forti ribellioni interne in Congo. I suoi principali avversari, Jean-Pierre Bemba e Azarias Ruberwa, rientrano nelle loro regioni di provenienza, rispettivamente nord-ovest ed est della RDC. Soltanto nel 2003 Kabila convoca una tavola rotonda che sfocia nel “governo dei 4+1”, che riunisce la sua persona e una parte dei suoi oppositori. Nel 2004, nasce anche una commissione elettorale nazionale indipendente per scrutinare le elezioni, che nel 2006 vengono per la prima volta indette in modo libero. Il risultato, che vede ancora una volta la vittoria di Kabila per altri cinque anni di mandato, viene contestato dalla comunità internazionale, tanto che Etienne Tshisekedi sfida Kabila nel 2011 e suo figlio, Felix-Antoine Tshisekedi, riesce nell’impresa di sconfiggere Kabila nelle elezioni del 2018, iniziando un processo di apertura istituzionale, politica ed economica della RDC.

 Questi ultimi anni sottolineano come il fil-rouge che unisce  la RDC del 2000 a.C. e la RDC del 2023 è un costante contrasto fra il ritorno al regionalismo e la volontà di creare uno Stato centrale forte che garantisca condizioni di vita migliori alla popolazione – con i rischi, d’altro canto, di ricadute in forme di autoritarismo militare.   

7) La RDC e Magic Amor

La scuola Rocco Campagna all’inizio dei lavori nel 2017

Magic Amor nasce nel 2002, come ente del terzo settore, durante il governo Kabila: momento in cui la RDC vive in un periodo di forte instabilità sociale. Il dottor Nzumbu lo Ambetima, tra i suoi soci fondatori, decide di dedicarsi alle popolazioni della regione dell’Equatore, per fornire assistenza sanitaria, aiutare a uscire dalla povertà e soprattutto provare a contrastare, seppur in minima misura, il trend negativo dell’accesso all’educazione delle popolazioni locali. Non a caso, in risposta alle mancanze dei governi congolesi, in materia di diritto all’educazione, postulato anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, Magic Amor costruisce più di venti strutture scolastiche con cinque sedi centrali e quindici succursali, contribuendo a formare decine di migliaia di bambini nella regione equatoriale. A Kimbuta, nella periferia di Kinshasa, la scuola Rocco Campagna continua a educare centinaia di bambini ogni anno. Infatti, tra i principi guida del dottor Nzumbu lo Ambetima, ma anche della dott.ssa Carla Mauro, che presiede l’associazione, vi è la volontà di proporre uno spazio dove i bambini e i giovani possano sentirsi al sicuro dalle questioni spinose che hanno colpito la RDC negli ultimi vent’anni. Magic Amor ha creato un ambiente unico e inclusivo in cui il conflitto, la mancanza di diritti e l’esclusione sono trasformati in un rifugio felice, un’oasi florida in mezzo a un deserto che, per quasi 4000 anni, è rimasto arido nei confronti dei più poveri e bisognosi, in una lotta per il potere che ha seminato divisioni e rivalità, che hanno annichilito il Paese piuttosto che migliorarlo.

Magic Amor è una delle soluzioni alle tante incertezze che la RDC ha vissuto in questi anni. Basta poco per fare la differenza e aiutarci, scopri come.

Nicola Ragazzi


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