LINKS

Siti amici:

Fatima Somari cucina marocchina

Associazione Rocco Campagna onlus

Che cos'è PayPal
Precedenti editoriali

Gallerie immagini:

luglio 2016
8 novembre 2015
24 aprile 2015

Pagina dello shopping solidale:
Olio extravergine di oliva Falconi

NEWS

Passeggiata solidale 6/11/2016

Concerto di Natale 20/12/2015

Passeggiata solidale 8/11/15

Il battesimo di Jojo

Il regalo di Comunione di Marta e Francesco

Ricorda di destinare il 5 per 1000 dell'IRPEF alla Magic Amor, firmando nel riquadro relativo alle onlus e inserendo il codice fiscale dell’Associazione: 97286010588
Leggi qui i dettagli

Progetto Magicamor-Soleterre per un nucleo chirurgico pediatrico:
progetto
descrizione

Angolo Letterario

Attenzione al Baobab!
L’albero immenso è davanti a noi.
Esso unisce i cuori, unisce le loro strade.
Impossibile non vederlo, ma si può scegliere di ignorarlo o di piantarlo nel proprio cuore, nel proprio spirito.
Due significati si aprono alla vostra mente, al vostro spirito.
Un significato se voi vedete il Baobab.
Un altro se voi lo piantate nel vostro cuore.
L’Africa, che già nel mondo in cui abitualmente vivo si sta deteriorando, nostra madre.
Potete saperlo, oppure semplicemente ignorarlo.
E’ anche questo piantare un baobab nel proprio cuore.
Sentire quelle radici fare male, lacerare lo spirito per ogni singolo bambino nero che muore di fame, per ogni singolo africano che muore durante una guerra.
Perché io e voi viviamo in un’altra dimensione, ma anche in essa è possibile piantare un baobab,
Io corro il rischio.
Corretelo anche voi.
Colleghiamo con radici due mondi completamente diversi.
Vi ho detto di piantare un baobab.
Vi ho detto di correre il rischio.
Aprite le vostre menti.
Scrivete al baobab, sull’Africa e sul vostro sentirvi suoi figli.
Collaborate con la Magic Amor a piantare altri baobab nel cuore dell’occidente.
Leggete il racconto successivo, e fatevi delle domande,
Risponderò.
Risponderemo.

Rosa Mauro

Le tre viandanti
Non ricordo come siano entrate, le tre ospiti di cui vi parlo oggi.
Erano sedute nei loro mantelli marroni, un corpo né giovane né vecchio.
La prima cominciò a parlare con voce squillante:
"Sono stata in un posto delizioso.
Si chiama Congo, Africa equatoriale.
Tutti fanno la guerra con tutti, lì.
Chi vuole potere lo chiama libertà, chi uccide la chiama difesa dei valori.
Alcuni lottano da tanto di quel tempo che non sanno neanche più PERCHE’ lottano.
L’odore invitante dei mortai, dei fucili, delle bombe impregna completamente l’aria.
E’ stata una vera e propria passeggiata di salute, per me.
I miei polmoni hanno finalmente respirato..."
"Conosco il Congo.
E’ uno dei miei posti preferiti.
La gente mi è amica, laggiù.
I miei seguaci sono la maggioranza della popolazione, le loro guance così scavate mi riempiono di orgoglio.
La carne cade dal loro corpo rendendoli bellissimi.
Il mio desiderio estetico è appagato soprattutto dai loro bambini, così macilenti e scheletrici da potere considerarsi degni figli miei..."
"Non potete certo amare quel posto più di me.
E’ praticamente casa mia.
Il fiume Congo, un tempo chiamato Zaire, è gonfio dei miei futuri amici, la gente vola da me in quantità industriali.
Perfino la foresta è un canto in mio onore, e quanto a bambini mia cara, non sai che oltre la maggioranza di quelli che nascono lì in questo periodo vengono da me prima di compiere i due anni?"
A questo punto ero troppo curiosa di sapere chi erano quelle tre signore, vestite come tre viandanti medievali.
Che comparivano intorno al tavolo del mio soggiorno alle tre di notte, parlando di una terra martoriata che avevo imparato ad amare, con gli occhi di mia sorella e di suo marito, che era un suo figlio.
Non avrei mai dovuto chiedere.
Quando sentii le tre soavi voci, nell’ordine in cui avevano parlato, rivelare:
"Io sono la Guerra."
"Io sono la Fame."
"Io sono la Morte."
Chiusi gli occhi e pregai che i loro volti mi fossero risparmiati.
Ma quando li riaprii, mi comparve per un momento il volto dolce di un bambino nero, vittima del regno delle tre donne.
Niente poteva essere peggio di quel volto.

NON DIMENTICATE IL CONGO!

Rosa Mauro

Natale
Tu ancora non mi conosci.
E’ giusto così, non sono ancora nato.
Ma presto io ci sarò.
Sarò in viaggio su una nave , nascerò lontano dalla mia terra, a casa tua.
Mi scaccerai, chiamandomi extracomunitario.
Sarò povero, e nascerò in una roulotte fredda, circondato da fratelli e sorelle.
O primogenito di una Maria quattordicenne dai lunghi capelli, e finirò a mendicare con mia madre per le strade della tua città.
Mi maledirai chiamandomi zingaro.
Sarò malato, destinato alla morte, in una capanna di una terra scura, dove sarò amato fino alla mia morte, ed oltre, dal cuore generoso della mia grande famiglia.
Mi ignorerai, perché non sono un bianco.
Nel fondo delle metropolitane, tra la sporcizia e la fame, mia madre mi metterà al mondo,
allattandomi per la strada, ricordandovi il senso della vita
Mi strapperai alla mia vera madre, per comprarmi al tuo modo di vivere
Tra poco io nascerò.
Avrò molti nomi , e colori diversi.
Ma sarò una sola persona:
GESU’.
Un giorno ti fisserò negli occhi, e ti dirò:
Mi hai scacciato,
maledetto,
ignorato,
strappato da mia madre.
Quel giorno la mia porta sarà chiusa per sempre
E tu, che non sei stato un Uomo
Non potrai mai più essere mio Fratello
Fino a quel giorno non sarà troppo tardi,
per accogliermi,
benedirmi,
conoscermi,
aiutare mia madre.
Cammina quest’anno nei rifugi,
per le strade,
Accarezza i miei capelli sudici,
crespi, bacia i miei occhi malati.
trascura il presepio,
l’albero,
i regali..
Quest’anno, finalmente, festeggia ME.

BUON VERO NATALE!

La nostra Africa
Ciò che ha fatto la mia consocia e sorella Carla è una esperienza irripetibile, e che, personalmente, io non potrò mai eguagliare. Ma c'è un viaggio che possiamo fare tutti, all'interno dell'Africa che è dentro di noi.
L'altro giorno ho fatto un sogno, uno strano sogno che vi voglio raccontare. Ero per strada, in mezzo alla gente, quando mi accorgevo che gli altri erano in grigio, evanescenti.
Mi guardavo la mano, anch'essa era grigia, smorta.
Il cielo di Roma, pur essendo limpido, aveva appena appena un tocco di azzurro.
E mi è venuto in mente questo;: da quanto tempo non vivo realmente.
Da quando non guardo le cose e gli uomini con la vibrazione vitale del mio cuore, con la forza delle passioni?
In Africa si vive e si muore, si danza e si canta.
Quello che facciamo qui, invece, è sopravvivere con dei fantasmi di queste realtà, così intronati dal traffico da non ascoltare mai il battito del nostro cuore.
E mi chiedo: possiamo capire l'Africa, e cercare di aiutarla, se la musica della Africa, della madre Anima, è scomparsa dai nostri pensieri?
Se non piangiamo, non ridiamo, non danziamo e non amiamo più?
Come possiamo capire il pianto silenzioso di quella madre se ci scordiamo di cosa vuol dire Dolore?
In un attimo, ho compreso che l'appello che facciamo deve essere ribaltato.
Non è l'Africa ad avere bisogno di noi, siamo noi che dobbiamo tornare a lei.
All'amore, alla Vita, alla nostra vera natura che ha colori forti ed abbaglianti.
A carezze che sono tali, e non sfiorate con la punta delle dita.
L'ultima volta che ho provato ad abbracciare qualcuno , per consolarlo, ad abbracciarlo davvero…- Quando è stato?
Quando è stata l'ultima volta che ho permesso a qualcuno di dividere il mio dolore con lui, in modo che esso abbia un senso, nella comune fratellanza dell'umanità?
Siamo, tutti noi con le nostre belle case, e la tv, e il frigorifero, morti senza morte.
Perché anche la morte, quella vera, è altrove.
Ma niente è perduto, perché ogni uomo può ricordare l'Africa dentro di sé.
Restate svegli la notte, ma non per guardare la tv.
Ascoltate i ritmi delle cose, dal cuore al sangue che scorre.
Il respiro del vostro compagno o di vostro figlio, se avete una famiglia.
Guardate la Vita con i colori dell'anima, come da sempre fanno gli africani.
Preserviamo questi nostri maestri, non perché, come ho sentito alla tv da una attrice, sono " il ricordo della nostra culla".
Ma perché solo loro conoscono i colori dell'umanità, e possono parlarcene.
Perché un giorno l'Africa possa prenderci per mano e darci il futuro che speriamo.
UN FUTURO UMANO.

Rosa Mauro

Per ricominciare a sognare
C'erano una volta i sogni.
Quelli veri.
Essi erano cultura e lavoro, le due opere attraverso le quali un essere umano diventava tale.
Con il lavoro, quello della terra, l'uomo soddisfaceva i suoi bisogni fondamentali, e godeva del contatto con la natura, sua madre.
Con la cultura nutriva il suo spirito e lo innalzava.
L'altro giorno ho visto Tanzi alla televisione.
E mi sono chiesta quando abbiamo cominciato a sostituire i sogni veri con delle buffonate virtuali, le azioni.
Ed ecco la Magic Amor ci fa di nuovo prendere contatto con la realtà, una società che sogna ciò che noi sognavamo quando eravamo liberi.
Liberi dalle catene di noi stessi.
Le famiglie che aiuteremo, con le nostre 10 euro, pagheranno gli utensili per il loro lavoro, e la scuola per i loro figli.
Il nostro impegno non sarà una parola che sale e scende su computer, in multinazionali che affamano e speculano sull'uomo, strangolandolo piano piano.
Cominciamo a dire no a questa cultura del niente, stracciamo in faccia ai Tanzi di tutto il mondo il falso luccichio di un fuoco fatuo.
Pagati con il sangue del terzo mondo, e dei nostri fratelli meno fortunati, i soldi che noi investiamo diventano cenere e precipitano il nostro spirito in un buco nero senza sogni.
Queste adozioni a distanza ci permetteranno di vedere di nuovo l'orizzonte Uomo.
Vi chiedo ancora una volta, e chiedo a me stessa, l'umiltà di togliere dallo zaino le pietre che ostacolano il cammino.
Guardatele bene, questi dieci euro, questi pezzi di carta.
Poi chiudete gli occhi, e guardate un uomo e una donna che coltivano la terra.
Guardate i bambini che vanno a scuola, guardate i frutti che maturano nei campi.
Ci prenderanno per mano, queste famiglie, e ci daranno molto di più di ciò che noi potremmo dare loro.
Perché i sogni veri non hanno prezzo.
I veri sogni rendono nobile un uomo, dicevano gli umanisti, ed i romantici, e chiunque sia libero, o cerchi di esserlo.
I veri sogni fanno di un uomo un Re.
Vi sfido a guardare in faccia un magnate dell'industria e uno dei nostri bambini, o delle loro mamme, nella nostra galleria di fotografie.
Chi dei due è più libero?
Chi dei due è il vero Re?

Rosa Mauro